Tutto sarebbe donato a chi rinunciasse a se stesso assolutamente, anche per un solo istante. 

Rinunciare oggi ha assunto un significato negativo, perché viviamo in una cultura che spinge ad afferrare tutto, a scegliere sempre il “di più”, il nuovo, l’alternativa apparentemente migliore. Fare a meno di qualcosa, restare, custodire ciò che si ha, sembra fuori moda. Eppure questa corsa continua al cambiamento, confusa con la felicità, finisce per impoverire il valore delle scelte e dei legami, rendendo difficile riconoscere la ricchezza di ciò che già esiste.

Questa frase di Meister Eckhart ci invita a riflettere sul potere della rinuncia a sé, un gesto che, paradossalmente, apre la porta a una profondità che va oltre l’ego.
Quando lasciamo andare le nostre convinzioni, desideri e attaccamenti, anche solo per un momento, ci liberiamo dal peso della separazione e ci allineiamo con l’unità universale.
È come se, nel vuoto creato dalla nostra assenza, potessimo ricevere in dono l’infinito, ciò che non ci aspettiamo, ma che è sempre presente, pronto a rivelarsi.
Una riflessione che ci spinge a trovare la bellezza nel lasciar andare, senza paura, per abbracciare la verità che ci appartiene da sempre.
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