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MARGARET WATTS HUGHES: LA VOCE CHE DIVENTA FORMA

Margaret Watts Hughes e le sue “Figure della Voce”

Il suono non è solo qualcosa che attraversa l’aria.
È vibrazione, movimento, ritmo che plasma la materia.
Nell’Ottocento una donna visionaria, oggi quasi dimenticata, lo mostrò al mondo con esperimenti che ancora oggi incantano: Margaret Watts Hughes (1842-1907) Studiò canto alla Royal Academy of Music di Londra, sotto la guida di Manuel García.
Era considerata una delle migliori cantanti del suo tempo: il soprano Jenny Lind la definì una delle rare “sorelle spirituali nella musica.


Le “Figure della Voce”

Dovette interrompere la sua carriera per problemi respiratori e così si dedicò alla ricerca.
Cantando davanti a un apparato da lei stessa ideato, “Eidofono” una membrana sottile ricoperta di polveri o liquidi colorati che si traferivano su una lastra di vetro, Margaret trovò conferma alle sue intuizioni.

La sua voce non solo faceva vibrare la materia, ma la organizzava in disegni geometrici e floreali. Note diverse producevano forme diverse: fiori, conchiglie, arabeschi.si accorse che la sua voce non solo faceva vibrare la materia, ma la organizzava in disegni geometrici e floreali. Note diverse producevano forme diverse: fiori, conchiglie, arabeschi.

Fu una delle prime donne a presentare una sua invenzione alla Royal Society – un atto straordinario, in un’epoca in cui alle donne era raramente concesso uno spazio nella ricerca scientifica.

Nel 1891 raccolse i risultati nel libro The Voice Figures, corredato da splendide tavole illustrate. All’epoca la fotografia a colori non esisteva: le figure che vediamo oggi non sono semplici “foto scientifiche”, ma riproduzioni artistiche ottenute con litografie e acquerelli. Hughes trasformava la sua scoperta in un atto creativo: il confine tra esperimento e arte si dissolveva, e la voce diventava immagine.


Una pioniera della cimatica

Oggi chiamiamo questi fenomeni cimatica: la scienza che studia come le onde sonore creano forme nella materia. Molto dopo di lei, Hans Jenny negli anni ’60 rese celebre questo campo di ricerca. Ma Margaret Watts Hughes lo aveva già intuito: la voce umana, puro strumento naturale, è capace di generare armonia visibile.


Una riflessione personale

Le opere di Hughes mi emozionano perché raccontano qualcosa che sento profondamente: il suono è ponte tra invisibile e visibile, tra spirito e materia. Ciò che lei ha fatto con la voce mi richiama a ciò che oggi possiamo fare con la numerologia, la musica e il Theos: tradurre un codice invisibile in frequenza.
È un linguaggio universale che ci appartiene da sempre.


Conclusione

Le “Voice Figures” di Margaret Watts Hughes non sono solo curiosità scientifiche di un secolo fa. Sono un messaggio vivo: la nostra voce ha il potere di creare bellezza e armonia. E forse, se impariamo ad ascoltarla davvero, possiamo scoprire che dentro di noi si cela un’intera sinfonia di forme ancora invisibili, pronte a manifestarsi. Ogni canto, ogni suono che emettiamo lascia una traccia, disegna una forma, costruisce un mondo.

Patrizia Pezzarossa
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