Per la ricchezza dei contenuti, tra le mantiche divinatorie, è consigliata la lettura dei tarocchi classici, detti marsigliesi, una rielaborazione di carte ludiche e didascaliche più antiche, apparse per la prima volta alla fine del Trecento in Francia, presso la corte del Re Carlo VI, poi nella prima metà del XV secolo nelle corti rinascimentali dell’Italia settentrionale, soprattutto degli Estensi e dei Visconti.
Oltre a profondi significati simbolici, nelle ventidue lamine degli arcani maggiori si possono cogliere sequenze numeriche, cromatiche e figurative, che svelano precise leggi di natura, fornendo un suggestivo strumento operativo e di meditazione. Il loro uso corretto potenzia l’immaginazione ed il ragionamento analogico induttivo, propiziando un connubio tra ragione e percezione, attivando una fucina mentale il cui lavorio determina un forte avanzamento sulla strada della conoscenza. Le lamine sono numerate progressivamente ed ogni arcano si aggiunge all’altro, perché raccoglie in sé i significati di quello che lo precede, e pertanto conducono, attraverso la meditazione delle carte che si susseguono, ad una vasta comprensione dell’universo.
Disposti a coppia su due colonne, il primo con l’ultimo – il Bagatto con il Matto – , il secondo con il penultimo – la Papessa ed il Mondo – , il terzo con il terzultimo – l’Imperatrice ed il Giudizio – e via di seguito, i tarocchi esprimono due principi fondamentali dell’esistenza: la forza coagulante e la forza solvente, presenti in ogni processo della natura. In questa disposizione gli arcani della coppia si fronteggiano ed ogni carta completa e chiarisce il significato dell’altra, esprimendo la simultanea unità e dualità della manifestazione, la creativa interazione delle due correnti tramite la loro sintesi.
Nelle immagini delle lamine sono prevalenti quattro colori, corrispondenti alle quattro qualità da cui derivano i quattro elementi. Il rosso è il caldo e nel singolo arcano esprime irradiazione dello spirito, azione, amore, messa a fuoco d’immagini, energia che dall’interno si proietta in attività esterna. L’azzurro è il freddo e nel singolo arcano esprime idealità dell’anima superiore, energia che dall’esterno si riflette in attività interna, immaginazione, pensiero, memoria, inconscio. Il verde è l’umido e nel singolo arcano esprime sensibilità dell’anima inferiore, ricettività, vitalità spontanea, metabolismo, istinto e subconscio. Il giallo è associato al secco ed esprime materia animata, corporeità riscaldata dallo spirito, forza fisica, ricchezza di valori e contenuti, attività conscia, conquiste tangibili dell’attività interiore.
Il rosso e l’azzurro sono i colori più frequenti nei tarocchi, dato che rappresentano le due polarità complementari – l’attivo ed il passivo – che generano la vita. Il rosso ed il giallo, insieme all’arancione, sono colori caldi ed esprimono valenze maschili, attive, affermative e propositive. L’azzurro, il verde ed il viola sono colori freddi ed esprimono valenze femminili, passive, riflessive, mediatrici e che completano quelle maschili. L’accostamento del rosso – indicatore di attività spirituale – al colore verde – indicatore di attività vegetativa e biologica indica grande potere vitale e creativo, che tuttavia può decadere nel desiderio e nel piacere .
Le ventidue lamine, grazie all’immobilità ieratica, agli sguardi e alle pose dei personaggi raffigurati, agli oggetti inseriti, assumono qualità e dinamiche che agiscono oltre la realtà apparente, fuori del tempo e dello spazio. Lo sguardo rivela la qualità del pensiero e se è rivolto a sinistra indica una mente che medita sul passato e riflette prima di agire. Se lo sguardo è rivolto a destra, indica una mente orientata verso il futuro e che tende al progresso e alla evoluzione.
Le figure poste di fronte indicano un processo latente che sta per manifestare i suoi effetti positivi. I personaggi seduti indicano stabilità, resistenza, solidità. I personaggi in ginocchio simboleggiano consapevole dipendenza dalla natura dispensatrice e rigenerante. Quelli coronati esprimono energie che provengono dai piani più sottili dell’essere, mentre quelli a capo scoperto indicano attività mentali che producono i loro effetti direttamente sul piano fisico.
Le braccia indicano azione e pertanto il destro levato in alto è segno di comando e di controllo delle energie fisiche e metafisiche. Il braccio rivolto in basso indica un’azione compiuta o un impedimento ad agire. Il braccio sinistro è indice di ricezione e levato in alto capta energie dal cielo. Il braccio abbassato riceve dalla terra le forze che alimentano l’azione del braccio destro.
Le gambe indicano movimento ed avanzata, oppure arresto temporaneo dell’attività, quando sono immobilizzate o divaricate. Le figure con i piedi nascosti rivelano un esistenza che appartiene a mondi metafisici e invisibili.
L’elaborazione iconografica e simbolica dei tarocchi marsigliesi è stata influenzata, oltre che da immagini didascaliche cristiane, come le virtù cardinali e teologali presenti in molte chiese – ad esempio il Tempio Malatestiano di Rimini – anche da immagini e simboli alchemici, presenti in alcune cattedrali gotiche o chiese romaniche. L’esempio più evidente è quello della lamina della Papessa, assai simile ad una formella di Notre Dame, che simboleggia l’arte regia. Pertanto una delle tante letture possibili delle carte è quella che traccia il percorso dell’opera alchemica, con le 22 lamine disposte su due file parallele di 11 carte.
D’altra parte negli arcani minori dei tarocchi sono rappresentati i quattro elementi che si manifestano nel mondo fisico: nei denari la terra, nelle coppe l’acqua, nelle spade l’aria, nei bastoni il fuoco. Negli arcani maggiori invece vi sono i quattro elementi che interagiscono col mondo metafisico: nel Mondo la terra, nell’Appeso l’acqua, nel Matto l’aria, nel Giudizio il fuoco. Si possono poi ravvisare i sette pianeti o metalli: negli Amanti il Sole, nell’Imperatore Marte, nel Bagatto Mercurio, nella Papessa la Luna, nell’Imperatrice Venere, nella Ruota Giove, nel Carro Saturno.
Si possono individuare i dodici segni zodiacali: nell’Imperatore l’Ariete, nel Papa il Toro, nel Sole i Gemelli, nella Luna il Cancro, nella Forza il Leone, nell’Eremita la Vergine, nella Giustizia la Bilancia, nella Morte lo Scorpione, nella Torre il Sagittario, nel Diavolo il Capricorno, nella Temperanza l’Acquario e nelle Stelle i Pesci.
La meditazione sugli arcani inizia con la fila inferiore – da sinistra verso destra – partendo con quello senza numero del Matto; prosegue con la lamina nove dell’Eremita e poi di seguito con quelle di numero crescente, per terminare con l’arcano diciotto della Luna; continua con la fila superiore – da destra verso sinistra – partendo con l’arcano diciannove del Sole, terminando con la lamina otto della Giustizia.
La Morte rappresenta un primo risultato di tale tentativo, l’apice della Nigredo e l’inizio del regime successivo, la Viriditas. La Luna rappresenta la fine dell’opera al verde e del regime passivo e ricettivo della pratica. Il Sole sulla fila superiore simboleggia un salto di qualità e l’inizio dell’Albedo e del regime attivo e proiettivo della pratica. Il Bagatto allude alla materia prima rettificata e sublimata dalla coscienza, divenuta così l’agente magico dell’alchimista.
La fondamentale importanza di quest’ultima lamina – una figura che regge una bilancia – è supportata dal fatto che l’alchimia è chiamata arte o scienza della bilancia. Con la misurazione di quantità e proporzioni esatte si possono tenere insieme qualità opposte e contrastanti, realizzando qualità intermedie e affini, che accordino quelle contrapposte, preservandone le specifiche polarità. Nel macrocosmo una delle due qualità contrastanti è rappresentata dalla forza espansiva dell’universo, che determina ad esempio l’allontanamento delle galassie, la moltiplicazione di ogni specie animale e dell’umanità, l’espansionismo militare ed economico dei popoli, col conseguente fenomeno dell’entropia positiva, cioè del disordine e della dissipazione di energia. L’altra è rappresentata dalla forza contraente dell’universo, che determina ad esempio l’attrazione reciproca dei corpi celesti grazie alla massa visibile o invisibile dello stesso universo, la formazione della famiglia e delle società organizzate, la crescente informazione e conoscenza, con il conseguente fenomeno dell’entropia negativa, cioè dell’ordine e della concentrazione di energia.
Nel microcosmo uomo la qualità solvente è collegata all’inconscio e allo stato di sogno, simboleggiata dalla lamina del Matto; mentre la qualità fissante è collegata alla coscienza e allo stato di veglia, simboleggiata dall’Eremita. La sinergia tra il Matto e l’Eremita è invece simboleggiata dal Bagatto. L’Opera è una realizzazione progressiva di qualità intermedie e integrative, che gradualmente avvicinino quelle contrapposte: da una parte meno indefinite, per rendere in parte percepibile e assimilabile il potere dell’Assoluto; dall’altra meno definite, per rendere etereo e immateriale l’uomo.
L’alchimista, se vuole avvicinare la qualità della terra alla qualità dell’acqua, deve rendere la prima sempre più fluida e la seconda sempre più vischiosa. Se vuole avvicinare l’acqua all’aria, l’alchimista rende la prima sempre più effervescente e la seconda sempre più condensata. Infine se intende avvicinare l’aria al fuoco, l’alchimista rende la prima sempre più compressa ed il secondo sempre più rarefatto.
Con l’arte della bilancia è possibile spiritualizzare la materia e materializzare lo spirito, dare femminilità all’uomo e maschilità alla donna, dare comprensione a genitori e maturità ai figli, trasformando e sublimando la famiglia, il nucleo fondamentale della società e con ciò dando un contributo fondamentale alla sua evoluzione. Oggi è soprattutto lo squilibrio e la mancanza di sinergia nella coppia e nella famiglia a determinare la decadenza e l’involuzione dell’umanità.
I Trionfi, disposti come sopra indicato, rivelano i risultati transitori che occorre conseguire nel corso del cammino, coincidenti con le qualità o virtù di determinati archetipi; rappresentano le operazioni coincidenti con le diverse stagioni. La Morte indica la fine dell’autunno, che favorisce l’umore melanconico, stimolato dalle giornate uggiose e piovose, e attiva processi introspettivi. La Luna segna la fine dell’inverno, che favorisce l’umore flemmatico, stimolato dal freddo e dalla minore circolazione linfatica in natura, con la tipica sonnolenza stagionale e l’attività onirica. La Imperatrice simboleggia la fine della primavera, che alimenta l’umore sanguigno, stimolato dalle giornate luminose e soleggiate, con il riscaldamento dei sensi e delle emozioni, con la maturazione del proprio lavoro. Infine la Giustizia segna la fine dell’estate, che alimenta l’umore tonico, stimolato dal prosciugamento della linfa umida della natura, con la conservazione e la consumazione dei frutti maturati, cioè con le realizzazioni concrete e le prese di coscienza. La Morte e l’Imperatrice rappresentano la fine di una stagione, ma segnano anche l’inizio di quella successiva, sono cioè i due solstizi.
Nelle due file di undici lamine si susseguono coppie formate da un arcano dissolvente e da un arcano fissante, secondo il motto operativo alchemico solve et coagula. La prima coppia, rappresentata dal Matto e dall’Eremita, simboleggia il massimo contrasto e la maggiore distanza tra la forza solvente e la forza coagulante. Nella seconda coppia, rappresentata dalla solvente Ruota della Fortuna e dalla fissante Forza, la distanza si riduce di poco e così di seguito. Le ultime quattro della fila superiore hanno già al loro interno una crescente integrazione fra tali polarità, fino a giungere al loro perfetto equilibrio con la Bilancia.
Nella natura e nelle funzioni basilari della vita la forza solvente umida e la forza coagulante secca si rivelano a pieno nel femminino e nel mascolino, che sono archetipi divini ed eterni, campi elettromagnetici e gravitazionali della materia, opposti e complementari, nei Tarocchi ben rappresentati dall’Imperatrice e dall’Imperatore. La prima è tutto ciò che è mobile e fluido, la grazia, la sensibilità, la fecondità, la bellezza, il senso artistico e fantasioso della femminilità. Il secondo è tutto ciò che è fermo e rigido, la forza, la rettitudine, la razionalità, l’autorità, la capacità di comando, il senso pratico della mascolinità. Quindi la loro unione simboleggia l’ermafrodita o androgino ermetico, nei testi raffigurato dalle nozze alchemiche del Re e della Regina, un passaggio fondamentale dell’iter operativo.
Nella fila inferiore il Matto e l’Eremita indicano la dose di follia e l’amore per la conoscenza, necessarie per intraprendere il cammino; poi troviamo la Ruota, raffigurante le cicliche e faticose operazioni di destrutturazione e ristrutturazione alchemica. La successiva Forza simboleggia la dote indispensabile per portare avanti tale processo, col controllo ed il superamento degli impulsi più vili; poi l’Appeso segnala lo scioglimento della personalità, il rovesciamento dell’attenzione e della percezione, prima rivolte all’illusoria realtà esterna. La Morte è la Nigredo più intensa con l’eliminazione radicale del EGO, con un cambiamento traumatico delle prospettive e del modo di pensare.
GIORGIO SANGIORGIO
Tratto da: Fuoco Segreto degli Alchimisti di Giorgio Sangiorgio – Edizioni Adytum
Chi fosse interessato all’origine dei Tarocchi può trovare la storia completa ben spiegata a questo link: INDAGINE SULLA STORIA DEI TAROCCHI (è un sito protettoto da copyrigth per cui non riproducibile)
LA VIA ALCHEMICA NELLA LETTURA DEI TAROCCHI
