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LA LEGGENDA DEI “SIPAPU” E IL SOGNO DEL GRANDE SPIRITO

Si racconta che un villaggio nativo fu trovato vuoto.

I fuochi ardevano ancora, i canti sembravano essersi spenti appena un attimo prima, le ciotole piene di mais e zuppa giacevano accanto ai giacigli, ma non vi era più nessuno.
Gli uomini della prateria, le donne e i bambini erano spariti.
 
Gli studiosi parlarono di malattie improvvise, di assalti notturni, di fughe per la fame. Così vuole la mente razionale: dare nomi a ciò che non comprende.
 
Ma i custodi delle antiche storie sussurrarono un’altra verità.
 
In quella notte, dissero, il villaggio aveva danzato intorno al fuoco fino a quando il tamburo si era fatto battito del cuore della Terra.
Avevano cantato parole sacre, quelle che solo il Grande Spirito ascolta, e mentre le stelle brillavano nel cielo, un varco si aprì.
 
Non una fuga, non una morte: un passaggio.
Un intero popolo entrò nel sogno, camminando in silenzio verso una terra oltre il velo, dove nessun dolore li avrebbe più raggiunti.
 
Così, dove altri videro sparizione, i vecchi saggi parlarono di compimento, perché nulla va perduto, quando il Grande Spirito chiama a sé i suoi figli.
 
Tra i pueblos Hopi vive ancora il ricordo dei Sipapu, i portali attraverso cui l’uomo entra ed esce dai diversi mondi.
Questi miti racchiudono l’idea che la scomparsa, la sparizione non è perdita ma metamorfosi.
In essi è forte l’eco spirituale: le storie narrate parlano dei i popoli puri, non sono scomparsi, forse hanno varcato una soglia che i nostri occhi non sanno più vedere.

 

GLI ANASAZI, IL MISTERO DI UNA CIVILTÀ PERDUTA

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