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LA DEA DAL VOLTO DI LEONE – IL MISTERO DI SEKHMET AL MUSEO DEL BARDO

Nel silenzio delle sale del Bardo, una statua mi ha colpita tra tutte le meraviglie presenti: una leonessa di pietra con il corpo di donna.
Mi sono incantata a guardarla, mi ha rapita, e ne percepivo la forza e l’autorità.

Questa statua si erge come una figura enigmatica: una dea leonina, avvolta in un manto che riproduce le ali di un uccello.
Proviene da Thinisut (Bir Bouregba, Cap Bon) e risale al I secolo d.C. una scultura che unisce forza, grazia e mistero, sospesa tra la potenza del leone e la leggerezza del volo.

La didascalia del museo la descrive come “una dea leontocèfala, in costume che imita le ali di un uccello, simile alla dea egiziana Sekhmet.
E in questa somiglianza si apre un mondo.

Sekhmet, il fuoco che distrugge e guarisce

Nell’antico Egitto, Sekhmet era la “Potente”, la leonessa solare generata dal dio Ra per distruggere il male, ma dietro il suo sguardo fiero ardeva anche il potere della guarigione.
Il suo fuoco non era solo distruttivo: era purificazione, rinascita, trasformazione, bruciava ciò che doveva morire, per restituire all’essere la propria verità luminosa.
È probabile che nella mano la dea tenesse l’ankh, la chiave della vita, simbolo della sua duplice potenza: dare la morte e restituire la vita.
A volte impugnava anche lo scettro del potere, a confermare la sua natura di dea regale e solare.
In entrambi i casi, l’oggetto non era un semplice attributo: era il segno di un potere che attraversa gli opposti, la fiamma che consuma e nello stesso tempo rigenera.

Ella era adorata in qualità di divinità legata alla guerra, alle epidemie e alle guarigioni. La sua iconografia la rappresentava nella forma di una leonessa o di una donna dalla testa di leonessa, che stava a rappresentare l’animale più feroce e spaventoso dell’immaginario egizio: la violenza, l’aggressività e l’ira distruttiva erano pertanto peculiarità conferite alla dea Sekhmet. Anche rappresentata come la “Rossa Signora”, epiteto di Sekhmet, è la manifestazione del fuoco solare, del sangue vitale, della potenza trasformatrice che distrugge l’illusione per far emergere la verità.

Le ali dell’ascesa

La dea del Bardo non è solo leonessa è avvolta in piume scolpite nella pietra, come un uccello pronto a sollevarsi verso il cielo.
In lei convivono il regno della terra e quello dell’aria, la forza e la leggerezza, la materia e lo spirito, un simbolo di trasmutazione alchemica: l’istinto che si sublima in coscienza, il fuoco che si fa luce.

Il piede che emerge dalla veste

Un dettaglio affascinante di questa statua è il piede visibile che affiora dal mantello.
Nell’arte sacra e simbolica, il piede scoperto rappresenta l’incarnazione dello spirito nella materia, il punto in cui l’energia divina tocca la terra e si fa presenza viva.
Lo stesso simbolo compare nei Tarocchi, nell’Arcano XI La Forza, dove il piede della donna esce dalla veste, e in alcuni quadri mariani in cui il piede della Vergine si mostra nudo.
Culture e tradizioni diverse, ma un unico messaggio: il potere dello spirito che si manifesta nel mondo, portato dal femminile, inteso come emisfero intuitivo, ricettivo, capace di contatto diretto con il divino.
È il segno dell’emanazione della luce attraverso la forma, quando la coscienza si radica nella terra senza perdere il cielo.

Un ponte tra mondi

Questa figura nasce in un’epoca in cui le culture si intrecciavano: Egizi, Punici, Romani, ogni civiltà lasciava un segno, e le divinità assumevano nuove forme.
È un segno di sincretismo sacro, in cui l’essenza divina si adatta, si trasforma, si rinnova nella materia, come se l’umano vedesse il divino in tutte le vesti della creazione.

Forse, contemplando questa statua, possiamo riconoscere in noi quella stessa unione: la leonessa che protegge, la dea che trasforma, l’anima che si prepara al volo.

Patrizia Pezzarossa
Condivisibile con il link o citando la fonte, grazie.


Museo del Bardo, Tunisi – Dea leontocèfala del I secolo d.C., da Thinisut (Bir Bouregba, Cap Bon).
Foto originale di Patrizia Pezzarossa – Visione Alchemica. Tutti i diritti riservati.

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