La nostra Visione
Ci sono luoghi sulla Terra che non appartengono al tempo, ma alla memoria del cosmo.
Göbekli Tepe è uno di questi: un tempio che sorge dal deserto come una ferita di luce, un ombelico di pietra che unisce il cielo e la terra.
Non è un enigma archeologico, ma un ricordo collettivo inciso nella roccia da uomini che non avevano bisogno di libri per sapere, perché ricordavano.
Sapevano orientare le pietre come si orientano le stelle, seguendo le leggi del Cielo e non quelle della mente.
L’archeologia lo definisce “il primo tempio della storia”, ma forse dovremmo dire “l’ultimo tempio del ricordo”.
Dopo di lui, l’umanità si è lentamente allontanata dalla sua origine divina, dimenticando di essere il ponte tra il visibile e l’invisibile.
Göbekli Tepe non testimonia un’evoluzione, ma un ricordo di grandezza perduta, un’eco di conoscenze spirituali e architettoniche che la mente moderna non riesce più a comprendere.
La scienza ufficiale, ancorata alla cronologia lineare, lo chiama “un mistero”.
Ma per chi ascolta con il cuore, è un messaggio chiarissimo:
“Siete molto più antichi di quanto pensiate.”
I dati della scienza ufficiale
Göbekli Tepe si trova nella Turchia sud-orientale, vicino a Şanlıurfa.
Scoperto nel 1994 dall’archeologo tedesco Klaus Schmidt, è datato attorno al 9600 a.C., cioè oltre 6.000 anni prima delle piramidi.
I suoi pilastri a forma di T, alti fino a 6 metri e pesanti oltre 10 tonnellate, sono disposti in cerchi concentrici e decorati con animali totemici: serpenti, avvoltoi, cinghiali, volpi.
La precisione delle incisioni e le conoscenze astronomiche sottese alle strutture smentiscono l’idea che sia opera di semplici “cacciatori-raccoglitori”.
È probabile che Göbekli Tepe fosse un centro cerimoniale o un osservatorio astronomico, dedicato ai cicli del cielo e alla memoria delle stelle.
Poi, misteriosamente, fu intenzionalmente sepolto, come se si volesse preservarlo da una catastrofe o nasconderlo a un futuro che non avrebbe capito.
Memoria che si Risveglia
Forse Göbekli Tepe è stato sepolto non per essere dimenticato, ma per essere ritrovato quando l’umanità fosse pronta a ricordare.
Ogni pietra, ogni incisione, è una lettera di un linguaggio sacro che non si legge con la mente ma con il cuore.
È come se i costruttori di allora avessero saputo che un giorno, dopo millenni di oblio, qualcuno avrebbe sentito di nuovo il richiamo delle stelle e si sarebbe chiesto: “Chi eravamo?”
Oggi, nel tempo del risveglio collettivo, Göbekli Tepe torna a parlarci.
Ci invita a riconnetterci con la memoria che lo ha generato, la stessa che vibra dentro di noi, nelle nostre cellule, nei sogni, nelle sincronicità che ci fanno alzare lo sguardo al cielo.
Non è solo un sito archeologico: è una soglia, un portale tra epoche e coscienze, come Stonehenge, come le Piramidi che oggi vengono svelate nel profondo.
Lì dove la Terra mostra la sua antichità e il Cielo rivela la sua sapienza, noi possiamo ancora ascoltare la voce di un tempo in cui il sapere era sacro e la scienza era preghiera.
Patrizia Pezzarossa
Condivisibile con il link o citando la fonte, grazie.