Mentre l’opinione pubblica è ipnotizzata dalla guerra in Ucraina e l’Europa discute di sanzioni e aiuti militari, a Nord si muove una partita molto più grande. Il disgelo dell’Artico non è solo una questione climatica: è l’apertura di una nuova scacchiera geopolitica.

Non è casuale che l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin, sia avvenuto ad Anchorage, in Alaska: un territorio che fu russo fino al 1867 e che oggi rappresenta una soglia tra Oriente e Occidente. Una terra di confine, crocevia di ghiacci e rotte artiche, scelta non solo per ragioni di sicurezza, ma per il suo valore simbolico: il luogo in cui due mondi si sfiorano e si misurano.

La nuova via dell’Artico

Lo scioglimento dei ghiacci sta liberando una rotta commerciale che collega Europa e Asia passando “sopra” la Russia. È più breve del 40% rispetto a Suez o Panama e permetterà di controllare flussi di merci e risorse per i prossimi decenni.

  • Russia: è in netto vantaggio con porti, basi e rompighiaccio nucleari già operativi.

  • Stati Uniti: cercano di recuperare terreno con l’Alaska e un corteggiamento a Groenlandia e Canada.

  • Europa: assente, distratta, rischia di diventare semplice spettatrice.

  • Cina: si è autoproclamata “stato quasi-artico” e investe in miniere e porti, pur essendo geograficamente molto lontana dal Polo. La sua strategia mira a garantirsi accesso alle nuove rotte e soprattutto alle risorse energetiche e minerarie che lo scioglimento dei ghiacci renderà disponibili.

Il tesoro nascosto sotto i ghiacci

Il Polo custodisce enormi riserve: petrolio, gas naturale, terre rare, nickel, cobalto, oro. Risorse indispensabili per l’energia e le tecnologie del futuro. Ogni grado in più di scioglimento equivale a un nuovo pezzo di mappa che si svela – e i grandi del mondo si preparano a contenderselo.

Quando si parla di risorse dell’Artico non ci si riferisce al ghiaccio galleggiante del Polo Nord, che non ha terra sotto, ma alle terre emerse circostanti di Russia, Canada, Groenlandia, Alaska, Norvegia ricchi di giacimenti minerari e di terre rare. Petrolio invece nei fondali dell’Oceano Artico

Il rischio estremo

Trivellare l’Artico significa violare il frigorifero del pianeta. Liberare il metano intrappolato nel permafrost, destabilizzare l’ecosistema che regola il clima globale. Se oggi il mondo trema per la guerra, domani potrebbe affrontare una catastrofe climatica ben peggiore.

Un’altra visione possibile

C’è un elemento che raramente emerge nei dibattiti occidentali: la Russia, al di là della sua immagine politica, ha coltivato nel tempo conoscenze che intrecciano scienza, tradizione esoterica e sensibilità paranormale. Già in epoca sovietica si studiavano le capacità psichiche, l’energia dei luoghi, le connessioni invisibili tra l’uomo e la Terra. Inoltre, i popoli nativi della Siberia e dell’Artico hanno sempre custodito una relazione sacra con la Natura, considerandola un organismo vivente.

Per questo, non è impossibile pensare che una certa prudenza esista: che a Mosca qualcuno sappia che, oltrepassare certi limiti, non significherebbe soltanto rischiare catastrofi climatiche, ma anche alterare equilibri energetici sottili. È forse una speranza, ma anche una possibilità concreta: che la consapevolezza del “mondo invisibile trattenga almeno in parte la mano di chi oggi custodisce il potere sul Grande Nord.

L’Artico è già il nuovo cuore del potere mondiale.
Impariamo a guardare oltre le distrazioni!

Oltre il velo leggete anche questo post:

Il fuoco che brucia (la guerra), il ghiaccio che si scioglie (le risorse svelate), il Leone che osserva (il potere che decide). Sono immagini che parlano di un bivio: predazione o trasformazione. Consiglio la lettura di questo articolo di Vilma Campacci che offre una chiara Visione degli ultimi eventi che, simbolicamente si collegano all’Artico.
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AGARTHI – il Regno sottoterra

 

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